Sicilia e Gastronomia – da Catania a Palermo mangiando gli arancini di riso
Altrove lo chiamerebbero street food o finger food. È la splendida tradizione del cibo di strada, viva, come in nessun’altra parte d’Italia, nelle città siciliane. Una gastronomia da passeggio che qui mantiene solido il suo legame con la cucina casalinga e si sostanzia in un boccone veloce che nasce però in alcuni casi anche con lunghi procedimenti. Un mix, dunque, tra lo slow e il fast che si ritrova anche nelle reinterpretazioni degli chef dell’associazione Les Jeunes Restaurateurs d’Europe. E fiorisce soprattutto nei mercati, luoghi autentici come la Vucciria, Capo, Borgo Vecchio e Ballarò, a Palermo, per continuare a Catania con la Pescheria (detta anche la “Fera ‘o luni’). Ma anche nei carretti vocianti che girano per le città («Accattatevi ‘u sfinciuni!») si ritrovano i sicilian snack, e così nelle friggitorie: la pittoresca Friggitoria Stella di Catania (via Ventimiglia 66, tel. 095535002), dove il tempo sembra essersi fermato, oppure, a Palermo, il Panificio Graziano (via del Granatiere 13, tel. 0916254800) o il Panificio Ingrassia (via Dante 42, tel.091584092). Ma, una volta trovato il posto giusto, cosa scegliere? Grazie al commissario Montalbano («Gesù! Gli arancini di Adelina!»), il più conosciuto tra i prodotti di strada siculi è ora sicuramente la golosità a base di riso: a Catania li chiamano arancini, a Palermo arancine. Gli sfincioni, invece, si trovano da Pachino a San Vito lo Capo: pasta lievitata, arricchita con sarde salate, cipolla, pecorino fresco, origano, olio, salsa di pomodoro e mollica di pane. Per i palati più curiosi ecco il panino ca’ meusa, una morbida pagnottella di semi di sesamo, privata della mollica, farcita con interiora di vitello (milza, polmone ecc.), tagliate a fettine, prebollite e fritte nello strutto in tegami di rame. C’è la versione “schietta”, con solo qualche goccia di limone, e la “maritata”, con ricotta fresca e caciocavallo. E poi le stigghiole, il quarume, le frittole, tutti a base di frattaglie. Oppure u pani chi panelle, pane di farina di ceci fritta in olio d’oliva. Il migliore? Da Minà, alla Vucciria (via Pannieri 28, tel. 091585168), o da Morello al mercato del Capo (via Cappuccinelle 6).
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